Ricevo la tua lettera oggi dopo un anno. A novembre ci siamo presi e lasciati e a novembre torniamo sempre a parlare. e ci parliamo senza parlarci veramente, ognuno per conto suo in città diverse, mentre torniamo a casa ognuno alla sua casa, e ci diciamo, pensando, le stesse cose che ci siamo dette sempre, ci prendiamo da una parte e ci abbracciamo senza fine. Perchè ormai dopo trenta anni non siamo solo noi due che abbracciamo, ma qualcuno e qualcos'altro oltre alle nostre vite, stringiamo nel petto dell'altro, dell'altro che ci appartiene dobbiamo restare insieme per questo adesso e per un altro pezzo. Poche scosse nella vita, una scossa per i nostri venti anni, sulla panchina senza spalliera a cavalcioni uno contro l'altro, un braccio di ferro senza sfiorarsi se non con le braccia, nelle strade lucide di una piazza rotonda sotto l'obelisco, in una stanza di tre metri e la sua tavola rotonda, sulla sedia rossa di un cinema vuoto all'intervallo...